7° Concorso Nazionale di Poesia Edizione 2017 Poesie finaliste

Locandina: Proclamazione vincitori. (Clicca per scaricare)

 

 

BAROFFIO ALESSIO (GORLA MINORE – VA)

Follemente cieco

Tiravi i fili della mia esistenza,
salivo svelto
sui treni infiniti delle tue parole.
Spostavi le porte dei tuoi sogni,
seguivo agile
l’ordito complesso dei tuoi desideri.
Falena spaventata,
mi attirava la luce della tua gioia
ma perpetuamente mi scottavo
con il calore intenso della tua rabbia.
La tua bellezza era corda
che stringeva i polsi del mio orgoglio.
La tua indifferenza tendeva
il vibrante elastico della mia paura,
su cui danzava come acrobata
il tuo offuscato egoismo.
Il mio sognante sguardo
stupido s’infrangeva sulla tua corazza,
mentre buttavi nei miei occhi
la sabbia pungente della vanità,
vagavo nell’illusione dei ricordi,
follemente cieco.


 

DOMENICO CHEMELLO (PIANEZZE – VI)

Lo specchio

Qui, noi due, davanti allo specchio.
Per ravvivarti i capelli, sollevi le braccia,
io, dietro le spalle ti guardo: è stanco il viso, stanche le forme,
ma volando il pensiero, diversa ti scopre.
Tu che lieve e ridente, ogni mattina mi guardi
ed ogni mattina più nuova rinasci.
Ti svegli e di luce avvolgi la stanza,
all’aprir dei tuoi occhi, non so come sia,
ma ogni giorno ritorni più giovane e dolce.
Oggi stesso, questa stessa mattina
m’hai guardato gioiosa, serena e complice,
lusinghiero ed ignoto hai reso il mio giorno.
Ti chiedo “Sei stanca?” “Oh no” mi sorridi.
E mi par di vederti lontana sui monti
col respiro affannoso e lo sguardo che corre
su erti sentieri insieme affrontati.
Era presto quando uscimmo,
il sole era grande, lassù fra le creste.
Insieme passammo: pianure, colline, baratri bui.
Si, c’erano fiori, lungo il cammino,
ma anche pietre appuntite nel difficile giorno.
Intensi momenti e passi pesanti con piedi feriti ma pure con ali.
Tutto era salire, anche le pesanti cadute
lento ascendere lentissimo giungere
ma sempre pensando alla meta sognata.
Ed ora, alfin sulla vetta, con bianchi capelli e saldi di cuore
l’azzurro del cielo insieme scopriamo.
Qui, solo gioia e silenzio.
La neve d’intorno, ci sorregge solenne
e noi; strettamente abbracciati
un nuovo orizzonte insieme guardiamo nel sole costante
che ora come allora nei visi risplende.
E adesso, se allo specchio riguardo,
più non rivedo il viso tuo stanco
dal lungo cammino.
Vedo, una giovane donna, tersa la pelle, sorpresi gli occhi,
e fresca, come bagnata di rugiada,
la bocca che ancora mi parla d’amore.


 

FRAGOMENI EMILIA (GENOVA)

Ti cerco

So tutto o quasi di quel che non
rimane nella vita. Ma di questo
traboccare dell’assenza so niente.
O quasi. Mi scopro fragile d’amore
e mi appoggio ai miei giorni,
delusa e stremata.
Ma, se il tuo volto mi soprassalta,
come ricordo d’acqua nella luce,
io tremo. E, piegata in muta
preghiera, ti cerco.
Legata nel gelo di quest’inverno
crudele, ritorno sui passi felici.
Accendo una luce su ore vissute.
E ti cerco.
Non voglio conoscere pene
più grandi di quelle che provo,
fingendomi ciò che non sono:
una donna che ignora sconfitte.
Io sono un arbusto che s’aggrappa
al vento, lungo un esile tronco,
allunga braccia dietro un sogno
e conta i giorni e le ore di traverso,
colmi d’echi di voci, abitate solo
dal silenzio. Ma ti cerco.
Ti cerco nelle braccia del cielo,
nella notte infinita, oltre gli orizzonti
muti, oltre i confini perduti.
Rivedo i tuoi occhi, il tuo tenero
abbraccio e un respiro di luce
sulle foglie morte e sulle lacrime
del tempo, che trascorre lento
sui nostri velati tramonti.
Assorbe il silenzio, uguale a un grido,
l’acuta speranza della vita.
E io ti cerco…