La casa tra i ciliegi
(dedicata a quella famiglia del mio paese che venne distrutta dall’ira nazista)
Quella casa fra i ciliegi oltre il colle,
chiude stanca i suoi occhi a non vedere,
le rose che appassiscono fra l’erba
tanto alta da rubar la luce al grano.
La casa dei ciliegi ha dei ricordi
di stelle scese a incorniciar capelli
a giovani fanciulle innamorate
all’ombra fresca dei longevi pioppi.
La casa oltre il colle più non spera.
Preghiere già pregate e rifiutate
ora scolpite sulla pietra fredda
che non riflette più chiaror lunare.
I suoi gerani rossi sui balconi,
rimembrano, confuso con gli odori,
il sangue sparso preda d’una guerra,
che più non sa chi è vinto o vincitore.
La casa dei ciliegi ha gli occhi tristi
e s’agita sgomenta in cupi sogni,
ripensa a quelle grida di bambini
dai piedi scalzi e dai vestiti a fiori.
E più non si sorride nella valle,
il fiume scorre e mormora domande,
soltanto dieci croci senza effigi
in quella casa estinta fra i ciliegi.
MARCONI FULVIA (Ancona)
Per chi la sa interpretare, la natura possiede i segnali della verità. Nell’osservare -la silenziosa e solitaria casa, i gerani rossi come il sangue sul balcone, le rose appassite tra l’erba più alta del grano- , il ricordo della morte non può essere cancellato. Le sensazioni visive e foniche, dei versi coinvolgenti, trasmettono emozioni che lacerano il cuore e la mente: la storia disperata e sconvolgente obbliga a riflettere sui crimini della storia.