Le mie radici
Pescano al fondo le mie radici:
succhiano linfa di terra, antica una vita,.
Un’infanzia spesa a rincorrere il vento a sentieri di stupore,
scalzi i piedi al sangue rosso dei papaveri,
le braccia aperte il mondo ad abbracciare.
Erano verdi le mie avventure
quando il tempo era fermo a una stagione
e le lucciole erano stelle a cieli di trifoglio.
Erano d’oro le mie colline
come i brividi di falce sulle spighe
a concerti monocordi di cicale
a zittire nenie di grilli tra le stoppie.
Pescano al fondo le mie radici:
sanno di terra arata che mi pulsa in mano
e di acqua canterina alla corrente;
mi parlano di vigne e di sementi,
degli ulivi millenari in mezzo ai sassi
generosi ed aspri come la mia gente.
Una donna curva al fumo caldo delle zolle
le mani a tormentare a terre di gramigne.
Ansiosa una madre sulla soglia
e quelle mani fattesi carezza,
fragranza di farina e pane bianco.
Di mio padre memoria i suoi ritorni
fioriti all’ombre lunghe dei tramonti:
dentro le tasche segreti da scoprire,
in fondo agli occhi silenzi da rubare.
Pescano al fondo le mie radici:
portano linfa antica al mio presente.
E gli ulivi già sembrano d’argento
all’autunno che mi viene incontro,
dolce, come la terra che mi porto dentro.
Fiorini Franco, Veroli (FR)
Motivazione:
Il componimento, incentrato sul tema degli affetti e della memoria, è caratterizzato da versi malinconici, con i quali l’autore ricerca ricordi velati e sfocati, lontani nel tempo e nello spazio: un efficace inno alla vita. in cui la malinconia si mischia alla gioia per quei ricordi così preziosi. Come fosse una carezza, l’immagine finale ci trasmette realmente la dolcezza dell’autunno; un autunno che ha in sé la linfa di una vita trascorsa con amore e passione, per la terra e le persone.