Albo d’oro poesie 2020

Ecco la classifica dell’edizione 2020 del concorso di poesie:

  TITOLO POESIA PROVENIENZA AUTORE
1) Ecco tuo figlio Ponzano di fermo (FM) Nori Giuseppe
2) Ebbrezza d’amore Lavagno (VR) Colonna-romano Pietro
2) Almeno sognare non costa nulla Ornago (MB) Fedeli Ivan
3) Una sera d’inverno Firenze Consoli Carmelo
3) Il coniglio dagli occhi verdi Milano Vettorello Rodolfo

Motivazioni

 

Giuseppe Nori

C’è una composta grandezza in questa splendida, indimenticabile poesia di Giuseppe Nori, vincitrice dell’ 8° Concorso Nazionale di Poesia “Il Chiostro di Stradella”. Viene da pensare alla Pietà di Michelangelo, leggendola: la Madre che accoglie il Figlio che non sembra -che non è- morto. E se nei versi affiora rassegnazione, “l’affanno inesorabile alla conta/periodica di globuli e piastrine”, è solo rassegnazione a combattere “per tutto ciò che poggia/ e trema sulla terra”, a sperare, a credere “in segreti meccanismi e impensati/ aggiustamenti che della vita non/contemplano una fine”. Sono versi quelli di Giuseppe Nori, che servono “a sentire che sentiva”, che guardano se stessi ed il mondo come in uno specchio, “…dall’ultima luce/della finestra a ovest…”. È, insomma, quella di Giuseppe Nori, metapoesia, che chiama noi tutti alla Vita, come “…una carezza tra i capelli”.

(Angelo Taioli)

 

Ivan Fedeli

“Aggrappandosi al tram che scivola”, Ivan Fedeli cerca di dare un ordine al tempo, “adesso e contare ogni cosa/possibile”. E lo fa, non con “un uso ordinario del linguaggio”, bensì con “un uso del linguaggio ordinario”, come ben indicato da Gilbert Ryle. Ivan Fedeli, cioè, cerca la semplicità della bellezza nel vissuto quotidiano, che, a volte, percorriamo guardando senza vedere: come “signori/che salutano scappando via quasi/qualcuno li aspettasse chissà dove”. Questo fa il Poeta, questo il dono che ci fa Ivan Fedeli, con la sua voce alta e chiara: ci mostra nelle cose, nelle persone incontrate nella scena del giorno, che questa bellezza “è esistita in un attimo forse/per sempre”. E ci dice che è ancora viva, e che ci guarda, “in questo giorno di fine anno”.

(Angelo Taioli)

 

Rodolfo Vettorello

“Le piaghe si guariscono col tempo./Il tempo non cancella che col tempo/le piaghe più nascoste.” Ecco, questi struggenti, lapidari versi di Rodolfo Vettorello, disvelano ai nostri occhi occidentali, a volte un po’ addomesticati, la realtà terribile della guerra. “Il coniglio dagli occhi verdi”, la sua perfetta metrica iniziale, il ritmo quasi ipnotico di nènia, vengono bruscamente interrotti: l’endecasillabo si spezza in un quinario e settenario, un prima ed un dopo, un aspettare insieme a tavola “prima di cena”, e l’avvento di “un buio come a notte”. Ci commuove, Vettorello, speriamo con lui, con Omàr, con “sua madre che lo porta”, con la sua “pelle nuova e un po’ di luce fioca/in fondo agli occhi”, “in braccio fino all’uscio della scuola”. La luce, anche, della cultura, del perdono, nella comune appartenenza a questa vita. Del “giglio di un bambino”.

(Angelo Taioli)

 

Carmelo Consoli

L’inverno, anche se in apparenza rappresenta la sconfitta della rigogliosa primavera, ne è il realtà il precursore: il seme sotto la neve, nel freddo delle sue brevi sere. In questo suo introspettivo versificare, Carmelo Consoli si chiede -ci chiede- “Chi siamo? Perché siamo?/Ci sarà quel cielo tanto atteso?”,”la ragione di tanta bellezza/unita a tanta sofferenza.” Il poeta sembra non avere risposte: ma è proprio questo silenzio, il silenzio dell’inverno è la risposta: la risposta è dentro di noi. Siamo noi. È il sempre attuale Nosce Te Ipsum posto all’ingresso della sua Scuola di Krotone da Pitagora. Conoscenza che, sembra dirci il poeta, si raggiunge “per una porta o una piccola finestra/nella testa…” Carmelo Consoli, in questa profonda poesia, vuole condurci (proprio come un seme) a scoprire il senso della vita (e della morte), “l’invisibile solco tra la vita e l’Oltre ignoto”, “nell’azzurro fisso degli occhi”.

(Angelo Taioli)

 

Colonna Romano Pietro

Cosa divide la poesia dalla musica?

Sarebbe bello poter leggere questa poesia ad occhi chiusi. Si potrebbero percepire i colori del mare, il verde dei boschi e la brezza che ne porta i profumi.

Una melodia subentra nel cuore del lettore che intuisce chiaramente quello che il poeta vuol comunicare: amore.

Una immersione nei sensi riporta il poeta al ricordo di un amore passato che provoca una nostalgia che potrebbe farlo soffrire, ma nel contempo percepisce la magia della natura che tutto consola. La melodia si fa più forte, vince ogni male perché suggerisce che tutto è amore.

Nadia dott.ssa Gorrini